















Ho la zucca nonno Mario, oppure la zucca Wladimiro, tu cos’hai?
Così ha esordito un bambino-pirata di circa 10 anni, che stava dietro un tavolo imbandito con vasetti di semi.
Dietro di lui foto che mostravano i suoi compagni intenti a preparare la terra, seminare, annaffiare e raccogliere, e cartelloni colorati che illustravano l’importanza della biodiversità*, il calendario della stagionalità dei frutti e le osservazioni fatte dai bambini direttamente sul campo.
Siamo a Villa Patt, in località Sedico, e si sta volgendo la Chiamata a raccolto 2016 organizzata dal gruppo Coltivare Condividendo, ossia il raduno di “custodi di semi” più grande d’Italia.
Chi sono i custodi di semi?
Possiamo esserlo tutti noi, ogni volta che conserviamo una parte del nostro mais per seminarlo l’anno successivo, o quando regaliamo al vicino una manciata dei fagioli che la nostra famiglia si tramanda da decenni. Insomma, chiunque si autoproduce la semente e preferisce specie locali alle bustine selezionate dalle grandi multinazionali è un promotore della biodiversità.
Varietà antiche, che si sono ben adattate alle specificità del luogo in cui vengono coltivate, sono le presenze più frequenti nelle occasioni di scambio, ma anche rarità che provengono dall’altra parte del mondo, come il cetriolo dell’Himalaya!
Questa festa non è stata solo l’occasione per regalare e ricevere semi insoliti, ma anche per ascoltare alcuni tecnici intervenuti nelle conferenze che hanno affrontati i temi del miglioramento genetico attraverso la selezione partecipata di varietà locali di fagioli, il rischio rappresentato dai brevetti nei confronti della libera circolazione dei semi, la preservazione della fertilità della terra mediante la permacultura, ossia un sistema di progettazione di una struttura resiliente.
Una bella occasione di arricchimento per noi, ora abbiamo nuove varietà da introdurre nel nostro orto, argomenti da approfondire per migliorare la tecnica colturale, ma soprattutto una bella energia da mettere in circolo.
*La coesistenza in uno stesso ecosistema di diverse specie animali e vegetali che crea un equilibrio grazie alle loro reciproche relazioni.
Ho la zucca nonno Mario, oppure la zucca Wladimiro, tu cos’hai?
Così ha esordito un bambino-pirata di circa 10 anni, che stava dietro un tavolo imbandito con vasetti di semi.
Dietro di lui foto che mostravano i suoi compagni intenti a preparare la terra, seminare, annaffiare e raccogliere, e cartelloni colorati che illustravano l’importanza della biodiversità*, il calendario della stagionalità dei frutti e le osservazioni fatte dai bambini direttamente sul campo.
Siamo a Villa Patt, in località Sedico, e si sta volgendo la Chiamata a raccolto 2016 organizzata dal gruppo Coltivare Condividendo, ossia il raduno di “custodi di semi” più grande d’Italia.
Chi sono i custodi di semi?
Possiamo esserlo tutti noi, ogni volta che conserviamo una parte del nostro mais per seminarlo l’anno successivo, o quando regaliamo al vicino una manciata dei fagioli che la nostra famiglia si tramanda da decenni. Insomma, chiunque si autoproduce la semente e preferisce specie locali alle bustine selezionate dalle grandi multinazionali è un promotore della biodiversità.
Varietà antiche, che si sono ben adattate alle specificità del luogo in cui vengono coltivate, sono le presenze più frequenti nelle occasioni di scambio, ma anche rarità che provengono dall’altra parte del mondo, come il cetriolo dell’Himalaya!
Questa festa non è stata solo l’occasione per regalare e ricevere semi insoliti, ma anche per ascoltare alcuni tecnici intervenuti nelle conferenze che hanno affrontati i temi del miglioramento genetico attraverso la selezione partecipata di varietà locali di fagioli, il rischio rappresentato dai brevetti nei confronti della libera circolazione dei semi, la preservazione della fertilità della terra mediante la permacultura, ossia un sistema di progettazione di una struttura resiliente.
Una bella occasione di arricchimento per noi, ora abbiamo nuove varietà da introdurre nel nostro orto, argomenti da approfondire per migliorare la tecnica colturale, ma soprattutto una bella energia da mettere in circolo.
*La coesistenza in uno stesso ecosistema di diverse specie animali e vegetali che crea un equilibrio grazie alle loro reciproche relazioni.