Sabato 15 Luglio mi sono recato a Rivoli veronese, presso l’azienda agricola Valdoneghe, per un incontro sul farro monococco.
Questo cereale è stato domesticato dall’uomo oltre 10000 anni fa tra l’Anatolia e la Mesopotamia; a causa delle rese basse è stato usato sempre meno nel corso dei secoli, ed è stato soppiantato da altri cereali più produttivi come il grano duro e successivamente quello tenero. Tuttavia, visti i recenti sconvolgimenti climatici, la sua coltivazione è tornata ad essere interessante in quanto è un cereale molto rustico, resistente alle malattie, ai parassiti, e anche alle erbe infestanti, che riesce a coprire molto bene. Ha inoltre il pregio di prediligere terreni poco fertili e non ha bisogno di molta acqua, in quanto il suo apparato radicale è molto sviluppato e riesce ad attingere a risorse situate anche molto in profondità nel terreno.
A queste proprietà strettamente agronomiche si aggiungono caratteristiche organolettiche e nutrizionali interessanti: ha infatti un elevato contenuto di carotenoidi e di proteine (può arrivare al 16-17%). Nonostante ciò ha un glutine più fragile, per cui è difficilmente panificabile. La farina infatti risulta più adatta per la produzione di schiacciate, crackers e simili. Con i grani lessati invece si possono preparare ottime insalate, che donano freschezza nelle calde giornate d’estate.
L’incontro è stato molto interessante e, nonostante si siano rilevate alcune difficoltà legate alla lavorazione e alla reperibilità della semente, si tratta di un prodotto che potremmo introdurre anche in Capolavia, vista la presenza di terreni ancora poco fertili e non irrigabili.
Andrea
Sabato 15 Luglio mi sono recato a Rivoli veronese, presso l’azienda agricola Valdoneghe, per un incontro sul farro monococco.
Questo cereale è stato domesticato dall’uomo oltre 10000 anni fa tra l’Anatolia e la Mesopotamia; a causa delle rese basse è stato usato sempre meno nel corso dei secoli, ed è stato soppiantato da altri cereali più produttivi come il grano duro e successivamente quello tenero. Tuttavia, visti i recenti sconvolgimenti climatici, la sua coltivazione è tornata ad essere interessante in quanto è un cereale molto rustico, resistente alle malattie, ai parassiti, e anche alle erbe infestanti, che riesce a coprire molto bene. Ha inoltre il pregio di prediligere terreni poco fertili e non ha bisogno di molta acqua, in quanto il suo apparato radicale è molto sviluppato e riesce ad attingere a risorse situate anche molto in profondità nel terreno.
A queste proprietà strettamente agronomiche si aggiungono caratteristiche organolettiche e nutrizionali interessanti: ha infatti un elevato contenuto di carotenoidi e di proteine (può arrivare al 16-17%). Nonostante ciò ha un glutine più fragile, per cui è difficilmente panificabile. La farina infatti risulta più adatta per la produzione di schiacciate, crackers e simili. Con i grani lessati invece si possono preparare ottime insalate, che donano freschezza nelle calde giornate d’estate.
L’incontro è stato molto interessante e, nonostante si siano rilevate alcune difficoltà legate alla lavorazione e alla reperibilità della semente, si tratta di un prodotto che potremmo introdurre anche in Capolavia, vista la presenza di terreni ancora poco fertili e non irrigabili.
Andrea